La psicologia orientale offre una prospettiva unica sulla natura della mente e della coscienza, che si differenzia da quella della psicologia occidentale. In Occidente, la mente è spesso vista come un'entità separata dal corpo, mentre in Oriente la mente e il corpo sono considerati come due aspetti interconnessi di un'unica realtà. Nella psicologia orientale, la mente è vista come un campo di energia in continua evoluzione. I pensieri, le emozioni e le sensazioni sono tutti manifestazioni di questa energia. La coscienza è la capacità di essere consapevoli di questa energia e di sperimentarla in modo soggettivo. Esistono diverse scuole di pensiero all'interno della psicologia orientale che offrono diverse interpretazioni della natura della mente e della coscienza. Alcune scuole, come il Buddismo, insegnano che la mente è vuota di un'essenza permanente (anatta), mentre altre scuole, come l'Induismo, insegnano che la mente è un'anima eterna (atman). Indipendente
E' una terapia basata sulle proprietà terapeutiche naturali dell'organismo, e consiste nel dare al malato, a piccole dosi, la medesima sostanza che sperimentata sull'uomo sano, riproduce i sintomi osservati. L'omeopatia è fondata su due principi fondamentali: la legge dei simili e la dose infinitesimale (ramo della matematica che studia le teorie istituite sul concetto di limite). Il principio di somiglianza afferma che qualunque sostanza somministrata in forti dosi a una persona sana, può causare specifici disturbi; al contrario se somministrata a basse dosi, può far scomparire gli stessi disturbi presenti in un soggetto malato. Questa legge è stata pronunciata da Hahnemann, fondatore dell'omeopatia nel 1796, ma anche il grande Ippocrate (medico greco) aveva enunciato un principio simile. Ogni cura omeopatica agisce in maniera differente e in base al dosaggio. Il rimedio somministrato a piccole dosi causa nell'organismo una malattia artificiale che può battere la malattia naturale. Ma, per far si che questo accada, è essenziale che la cura omeopatica riproduca dei sintomi simili a quelli della malattia, cioè che sia affine alla malattia. Se la cura è stata data a dosi abbastanza minime, l'effetto primario e quasi nullo, al contrario, in dosi eccessive l'effetto secondario è in grado di provocare l'azione della forza vitale e di stroncare la malattia. Per esempio: l'arsenico ha una preferenza per il sistema nervoso e l'intestino, la belladonna per la gola e la pupilla, il fosforo per le cellule epatiche e il mercurio per le mucose. Riguardo alle cure tradizionali, l'omeopatia considera il malato come una cosa unica, nel suo stato attuale, nel suo trascorso personale e in quello ereditario; e la malattia, qualunque sia, deve essere integrata nella storia complessiva del soggetto e delle sue caratteristiche biologiche. Le cure omeopatiche sono formate da sostanze di origine vegetale, minerale e animale che sono sottoposte a due particolari sviluppi: la diluizione (diminuzione della concentrazione di una sostanza) e la succussione (scuotimento del corpo).
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